DALLA NASCITA ALL’ETÀ ADULTA, L’INFLUENZA DELLE RELAZIONI PRECOCI.

«Compito dei genitori è donare due cose ai figli: le radici e le ali».
(Proverbio del Québec)

Il proverbio, nella sua semplicità , racchiude l’essenza del discorso educativo dei genitori. Da un lato le radici come sentimento di sicurezza, appartenenza, protezione e, di conseguenza, fiducia nelle proprie capacità. Dall’altro le ali per poter esplorare il mondo in sicurezza e autonomia. Di tutti i cuccioli del regno animale, quello umano è senza dubbio il più vulnerabile e bisognoso di accudimento per un periodo assai lungo. Chi si occupa di accudire il neonato generalmente è la madre, che può essere sostituita da altre figure di riferimento in casi particolari. La relazione precoce tra la persona di riferimento (caregiver) e il neonato è la prima forma di interazione sociale, una specie di prototipo di quelli che saranno gli scambi con le persone che incontrerà nel corso della sua esistenza. È facile dedurre quindi che una buona sintonizzazione fra madre e neonato/bambino pone le basi per una vita sociale soddisfacente, per una buona capacità di attingere alle proprie risorse per affrontare i momenti difficili e per generare una positiva rappresentazione di Sé.

L’individuo che ha beneficiato di uno stile di attaccamento sicuro sviluppa una rappresentazione di sé come persona amabile, degna di essere amata, con buona autostima e fiducia nel prossimo.

Malauguratamente non sempre succede così. Anche se le statistiche dicono che la maggioranza degli individui fa parte della categoria “stile di attaccamento sicuro”, vale a dire che hanno avuto la possibilità di relazionare con una madre “sufficientemente buona” (D. Winnicott), esiste una parte di persone per le quali la sintonizzazione con la persona accudente non è stata possibile e questo per vari motivi che vedremo in seguito.

È allo psicologo e psicoanalista britannico John Bowlby (1907-1990) che si deve lo studio approfondito sugli stili di attaccamento. Bowlby ha postulato tre diversi stili di attaccamento:

  • sicuro (base sicura)
  • Insicuro evitante
  • Ansioso ambivalente

Venne poi aggiunta, da Main e Salomon, psicologi statunitensi, una quarta categoria denominata “stile disorientato/disorganizzato”.

Non tratteremo in modo esaustivo i vari stili di attaccamento ma ci limiteremo a descrivere alcune differenze fondamentali fra uno stile di attaccamento sicuro (base sicura) e uno insicuro e gli effetti che producono a livello dello sviluppo emotivo, cognitivo e della personalità.

Dei tratti che caratterizzano lo stile “base sicura” come abbiamo già detto all’inizio si distinguono sicurezza in se stessi e negli altri, autostima, certezza di essere amati e amabili, fiducia nelle proprie capacità, carattere gioioso e soprattutto una grande capacità di resilienza. Dall’esperienza positiva dell’attaccamento questi individui hanno generato una rappresentazione mentale del genere: “c’è qualcuno per me, che mi ama e cui posso rivolgermi in caso di bisogno” e ciò rappresenta un fattore di protezione contro le insidie della vita. Ricerche su gruppi di persone che sono state vittime di avvenimenti traumatici estremi, quali terremoti, attentati ed altro, hanno evidenziato che gli individui che hanno avuto in infanzia un attaccamento di tipo “base sicura” hanno molto meno probabilità di sviluppare un disturbo post traumatico da stress (PTSD).

Nel caso di attaccamento insicuro le cose sono ben diverse. Questo stile è caratterizzato da incertezza nella disponibilità della figura accudente (inaffidabile, poco presente, spesso rifiutante o minacciosa) o certezza che non sarà assolutamente disponibile. Il bambino in queste situazioni tenderà a non ricercare più le attenzioni della madre e a diventare apparentemente “autosufficiente”, in preda però all’ansia da abbandono. Esplorerà il mondo in maniera sospettosa perché percepisce la realtà come qualcosa di insidioso, da cui proteggersi. La convinzione di non essere amato e degno di amore è un altro segno distintivo assieme alla tendenza ad una certa tristezza costante.

Inoltre questi soggetti, crescendo, manifestano una estrema difficoltà nella regolazione delle emozioni il che li mette spesso in situazioni di conflitto, violenza e disadattamento sociale. A questo proposito negli ultimi anni le neuroscienze hanno dimostrato, attraverso indagini del cervello tramite risonanza magnetica funzionale, PET e altri strumenti di neuroimmagini, che questi traumi da trascuratezza, maltrattamenti e abusi provocano danni notevoli al cervello sia a livello di anatomia che di fisiologia.

Tutto ciò poi si ripercuote sulla vita adulta di queste persone che spesso manifestano difficoltà di contatto sociale e soprattutto nella relazione di coppia, dove l’esperienza precoce dell’attaccamento viene riattivata e intralcia il buon funzionamento della relazione.

Una domanda spontanea sorge a questo punto, vale a dire: per quali ragioni una madre dovrebbe essere così in difficoltà nel rispondere alle esigenze del proprio neonato? Osservazioni accurate hanno evidenziato che queste madri, a loro volta, sono state vittima, nell’infanzia, di abusi fisici, sessuali, trascuratezza, lutti famigliari ed altre situazioni traumatizzanti. Se non si interrompe il ciclo attraverso un lavoro terapeutico la catena rischia di ripetersi all’infinito, producendo individui infelici.

Renato Perucchi, Centro divenire.ch, Piazzetta dei Riformati 1, Locarno
www.divenire.ch, pedimina-perucchi@ticino.com

 

Il Centro divenire.ch proporrà una serie di seminari concernenti l’attaccamento e le sue ripercussioni nelle date seguenti:

  • 18/19 marzo 2017 – “Dalla nascita all’età adulta, l’influenza delle relazioni precoci ” (workshop teorico- esperienziale). Pedimina, R. Perucchi
  • 8/9 aprile 2017 – “Apporto delle neuroscienze e delle tecniche psico-corporee nella comprensione e elaborazione del trauma”. Marco Pagani, Consiglio Nazionale della Ricerca (CNR) Roma – M. Pedimina, R. Perucchi.